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segunda-feira, 20 de abril de 2015

La Vergine Santissima, partecipe della compassione di Dio per l'uomo


Il Vangelo propone spesso il quadro, colorito e vivace, delle moltitudini che accorrono e si stringono attorno al Maestro, animate dal desiderio di essere guarite, di ritrovare la salute del corpo e la pace dello spirito. Gesù si pone come il Buon Samaritano della parabola, come il Buon Pastore, che si prende cura, con infinita tenerezza, dei suoi discepoli. Il suo sguardo abbraccia le folle che, stanche e ormai sfinite, lo seguono, come “pecore senza pastore” (Mc 6,34). Per tutti Gesù ha un gesto e una parola di consolazione; ridona la vista ai ciechi, ai sordi l’udito, la possibilità di camminare agli infermi. La sua Croce redime e continua a illuminare l’insondabile mistero della sofferenza e le dona una inattesa forza salvifica, unita all’infinito valore della Eucaristia. Il nostro patire diviene patire di Cristo, attraversato dalla potenza della Sua gloriosa Risurrezione.

La nostra croce trova sempre, ai suoi piedi, una Madre, totalmente e intimamente compenetrata dalla medesima compassione, dal medesimo desiderio di salvezza che dimora nel Cuore di Cristo. Nuova e santa Arca dell'Alleanza, la Vergine porta in sé il Figlio stesso di Dio, di cui si fa tabernacolo e ostensorio di Grazia. Ella coinvolge, nella premura misericordiosa di cui è colma, alcune anime predilette, perché siano -come Lei e con Lei- offerta purissima e gradita al Cielo. I suoi occhi si volgono alla Chiesa, al mondo, a ogni cuore che cerca la Verità, per rintracciare “alleati”, audaci e intrepidi, che condividano i suoi stessi disegni di amore.

Nei “luoghi mariani”, nei grandi Santuari a Lei dedicati, confluisce, da sempre, l’umanità, afflitta da ogni sorta di prova: i malati, gli infermi, i poveri peccatori, con il loro carico di pena e di sofferenza. Come per le vie della Palestina, così a Lourdes, a Fatima, a Cestokhowa, a Loreto si rinnova questo incontro tra la Misericordia di Dio e l’umana debolezza, tra la condiscendenza dell’Altissimo e le profondità del nostro male.

La figura di Maria Santissima -talora contestata per la sua presunta indebita “invadenza” nel panorama della Fede, come se la sua presenza possa minacciare la centralità assoluta di Cristo Signore- ha permesso e permette ai credenti di penetrare sempre più profondamente nel mistero di Dio, di accogliere interiormente la Sua Parola, superando il rischio di una conoscenza arida e fredda, di un vuoto ritualismo. Questo popolo -dice il Signore- mi onora con le labbra, ma il suo cuore è distante da me (Isaia 29,13). La vera devozione alla Madre di Cristo riporta proprio il cuore dell’uomo al suo Dio, riconduce il credente alle sorgenti della Grazia, con una adesione santa, tenera, cordiale e filiale al suo Creatore.

In un’ampia varietà di forme, di esperienze e di approcci si manifesta, ormai da decenni, nella Chiesa un rinnovato interesse per la Sacra Scrittura, letta diffusamente, proclamata, conosciuta, meditata e amata. È la Vergine Santa che ci aiuta a far fluire la forza della Parola di Dio, la luce dell’annunzio di Pasqua, nella quotidianità, rileggendo la vita, le occupazioni, le nostre umili e semplici realtà di tutti i giorni attraverso la grazia inesauribile del Vangelo. La sapienza dell'Antica Alleanza, la bellezza inarrivabile dei Salmi, la ineguagliabile forza del Nuovo Testamento discendono e scorrono nel purissimo e immacolato Cuore della Vergine. Unita in tutto alla volontà del suo Signore, Ella ci educa a riordinare l'esistenza intorno al suo unico “centro vitale”, a non disperderci nella distrazione delle cose, ma a ricomporre l'unità di affetti, di sentimenti, di parole e di azioni intorno all'essenziale, a Dio.

I luoghi di Maria divengono così privilegiati “luoghi dello Spirito”, luoghi della Parola, proclamata e vissuta; luoghi della sofferenza redenta, accolta e amata, privilegiate oasi di preghiera e di riconciliazione. Ogni anima può diventare “Terra di Maria”. Ogni cuore, che si apre alla Grazia, è come la Grotta di Betlem, la santa dimora di Nazareth, il Cenacolo, il Calvario, il riflesso vivo dell’alba nuova di Risurrezione.

Una bella giaculatoria mariana -dal tono e dalla fragranza quasi di una ingenua e infantile filastrocca- suggerisce parole di Cielo, che riassumono il fascino di un autentico cammino di Fede: “Madre di Misericordia e Madre d’Amore, rinnova a tutti il cuore, come Gesù vuole”.

Sia questo, per tutti, un semplice -ma impegnativo- programma di vita.

ROMA, 19 Aprile 2015 (Zenit.org) - (Di Mario Piatti, I.C.M.S., Tratto dalla rivista mensile Maria di Fatima)