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domingo, 29 de novembro de 2015

Come sarà il cielo? Ce lo raccontano 10 santi


Ci avviciniamo all’Avvento, ed è quindi un buon momento per esaminare quello che ci succederà quando moriremo – o, più concretamente, quando la nostra anima eterna se ne andrà e il nostro corpo morirà.

Per mia fortuna, un altro autore ha già coperto il lato oscuro della morte per Aleteia: gli articoli di Brantly Millegan sull’Inferno e sul Purgatorio dovrebbero essere sufficienti a mandare chiunque di corsa al confessionale.

La vera fede, però, dovrebbe avere molto più a che vedere con la speranza e la gioia che con la paura e l’orrore; la contrizione perfetta, dopo tutto, ha a che vedere con il fatto di amare Dio, tanto che non oseremmo offenderlo per evitare di ardere eternamente all’Infenro.

Volendo offrire uno sguardo di speranza su ciò che attende i fedeli dopo la morte, vi presento dieci testimonianze sul cielo secondo i santi, alcuni dei quali hanno anche avuto la fortuna di sperimentarlo in prima persona, prima o dopo la morte, e ce lo hanno raccontato.

Santa Faustina Kowalska ha scritto molto sui suoi viaggi spirituali – sia in Paradiso che nel luogo della perdizione – nei suoi diari, ritenuti dalla Chiesa rivelazioni approvate.

Dopo che Faustina era rimasta traumatizzata dalle sue visioni dell’Inferno, le è stata data la preghiera alla Divina Misericordia perché la condividesse con il mondo come arma nella guerra per la salvezza delle anime.

Purtroppo, viene ricordata più per questo che per le sue incoraggianti visioni del cielo, al cui proposito scrisse:

“Oggi in ispirito sono stata in paradiso e ho visto l’inconcepibile bellezza e felicità che ci attende dopo la morte. Ho visto come tutte le creature rendono incessantemente onore e gloria a Dio. Ho visto quanto è grande la felicità in Dio, che si riversa su tutte le creature, rendendole felici. Poi ogni gloria ed onore che ha reso felici le creature ritorna alla sorgente ed esse entrano nella profondità di Dio, contemplano la vita interiore di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, che non riusciranno mai né a capire né a sviscerare. Questa sorgente di felicità è immutabile nella sua essenza, ma sempre nuova e scaturisce per la beatitudine di tutte le creature”.

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori ha raccontato una storia che aveva condiviso con lui un superiore dell’ordine gesuita che gli era apparso prima di morire e gli aveva offerto un resoconto dettagliato sul trattamento che ci si può aspettare in cielo.

Secondo il defunto, le ricompense del cielo non sono uguali per tutti coloro che entrano, ma tutti quelli che entrano restano ugualmente soddisfatti:

“Ora sono in cielo, e anche Filippo II re di Spagna è in cielo. Entrambi godiamo della ricompensa eterna del Paradiso, ma è diversa per ciascuno di noi. La mia felicità è molto maggiore della sua, perché non è come quando eravamo ancora sulla terra, dove lui era regale e io una persona comune. Eravamo lontani come la terra dal cielo, ma ora è il contrario: io paragonato al re sulla terra ero umile, ma ora lo supero in gloria nel cielo. Ad ogni modo, siamo entrambi felici, e i nostri cuori sono del tutto soddisfatti”.

Il papa San Gregorio Magno parlò dell’unità soprannaturale tra la comunione totale dei santi in cielo e la sua conoscenza apparentemente infinita: “Oltre a tutto questo, una grazia più meravigliosa viene concessa ai santi in cielo, perché conoscono non solo quelli con cui avevano familiarità in questo mondo, ma anche quelli che non hanno mai visto prima, e conversano con loro in modo così familiare che è come se in tempi passati si fossero visti e conosciuti”.

Altri santi ci hanno lasciato visioni simili e descrizioni splendide del cielo:

Sant’Agostino: “Lì la buona volontà sarà così disposta in noi che non avremo altro desiderio se non restare lì in eterno”.

San Filippo Neri: “Se riuscissimo ad arrivare al cielo, che cosa dolcissima e semplicissima stare lì per sempre dicendo con gli angeli e i santi Sanctus, sanctus, sanctus”.

Sant’Anselmo di Canterbury: “Nessuno avrà alcun altro desiderio in cielo di quello che Dio vuole; e il desiderio di uno sarà il desiderio di tutti; e il desiderio di tutti e di ciascuno sarà anche il desiderio di Dio”.

San Giovanni Maria Vianney: “Oh miei cari fedeli, cerchiamo di arrivare in cielo! Lì vedremo Dio. Quanto ci sentiremo felici! Se la parrocchia si converte, andremo lì in processione con il parroco in testa… Dobbiamo arrivare in cielo!”

Santa Bernadette Soubirous: “La mia corona, in cielo, deve essere scintillante d’innocenza e i fiori raggianti come il sole. I sacrifici sono i fiori che Gesù e Maria hanno scelto”.

 San Tommaso Moro: “La terra non ha alcuna tristezza che il cielo non possa curare”.

Il cielo è un luogo meraviglioso, e tutti devono sforzarsi di arrivarci. Ma forse l’appuntamento “celestiale” più incoraggiante di tutti viene da Santa Teresa di Lisieux, il “piccolo fiore”, che indicò come Dio trovi la presenza dei suoi figli infinitamente desiderabile: “Nostro Signore non scende dal cielo tutti i giorni per stare in una pisside d’oro. Si tratta di trovare un altro cielo che è infinitamente più amato da Lui, il cielo delle nostre anime, creato a sua immagine, i templi vivi dell’adorabile Trinità”. (Aleteia - Kirsten Andersen - 23 novembre 2015)

La bimba cinese che morì per riparare a una offesa al Santissimo Sacramento


Qualche mese prima di morire, il vescovo Fulton J. Sheen venne intervistato dalla televisione nazionale: “Vescovo Sheen, migliaia di persone in tutto il mondo si ispirano a lei. A chi si è ispirato? Forse a qualche papa?”

Il vescovo rispose che la sua più grande fonte di ispirazione non era un papa, un cardinale o un altro vescovo, e nemmeno un sacerdote o una suora, ma una bambina cinese di 11 anni.

Spiegò che quando i comunisti avevano preso il potere in Cina, avevano arrestato un sacerdote nella sua rettoria, nei pressi della chiesa. Il sacerdote osservò spaventato dalla finestra i comunisti mentre invadevano l’edificio sacro  e si dirigevano al santuario. Pieni di odio, profanarono il tabernacolo e presero il calice gettandolo a terra, spargendo ovunque le ostie consacrate.

Era un periodo di persecuzione, e il sacerdote sapeva esattamente quante ostie c’erano nel calice: trentadue.

Quando i comunisti si ritirarono, forse non avevano visto o non avevano prestato attenzione a una bambina che, pregando nella parte posteriore della chiesa, aveva assistito a tutto. Di sera la piccola tornò ed, eludendo la guardia posta nella rettoria, entrò in chiesa. Lì fece un’ora santa di preghiera, un atto d’amore per riparare all’atto di odio. Dopo la sua ora santa, entrò nel santuario, si inginocchiò e, chinandosi in avanti, con la lingua ricevette Gesù nella Sacra Comunione (all’epoca ai laici non era permesso di toccare l’Eucaristia con le mani).

La piccola continuò a tornare ogni sera, facendo l’ora santa e ricevendo Gesù Eucaristico sulla lingua. La trentesima notte, dopo aver consumato l’ostia, per caso fece rumore e attirò l’attenzione della guardia, che le corse dietro, l’afferrò e la colpì fino a ucciderla con la parte posteriore della sua arma.

A questo atto di martirio eroico assistette il sacerdote, che sconsolato guardava dalla finestra della sua stanza trasformata in cella di prigionia.

Quando il vescovo Sheen ascoltò quel racconto, fu talmente ispirato da promettere a Dio che avrebbe compiuto un’ora santa di preghiera davanti a Gesù Sacramentato tutti i giorni per il resto della sua vita. Se quella bambina aveva dato con la propria vita una testimonianza della reale presenza del suo Salvatore nel Santissimo Sacramento, il vescovo si vedeva obbligato a fare lo stesso. Il suo unico desiderio sarebbe stato attirare il mondo al Cuore ardente di Gesù nel Santissimo Sacramento.

La piccola insegnò al vescovo il vero valore e lo zelo che si deve nutrire per l’Eucaristia; come la fede può sovrapporsi a qualsiasi paura e come il vero amore per Gesù nell’Eucaristia deve trascendere la propria vita.

Un suggerimento…

PREGHIERA DA RECITARE PRIMA DELLA COMUNIONE (San Tommaso d’Aquino):

Dio onnipotente ed eterno, mi accosto al Sacramento del tuo Unigenito Figlio il Signore nostro Gesù Cristo.

Mi accosto come infermo al medico della vita; come immondo alla fonte della misericordia; come cieco alla luce dell’eterna chiarezza; come povero e miserabile al Signore del cielo e della terra.

Imploro pertanto l’abbondanza della tua immensa larghezza perché tu voglia guarire la mia infermità, lavare le mie sozzure, illuminare la mia cecità, arricchire la mia povertà, coprire la mia nudità, per cui riceva il Pane degli Angeli, il Re dei re, il Signore dei signori, con tale riverenza e umiltà, con tale purezza e fede quale si richiede per la salvezza della mia anima.

Concedimi, ti prego, di ricevere non solo il Sacramento del Corpo e del Sangue del Signore, ma anche la realtà e la virtù di questo Sacramento.

Dolcissimo Dio, fa’ che io riceva il Corpo del tuo Unigenito Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo che egli prese nel seno della Vergine Maria, in modo da essere unito al suo corpo mistico e annoverato fra i suoi membri.

Concedimi, Padre amorosissimo, di contemplare infine apertamente e per sempre il Figlio tuo diletto, che ora mi propongo di ricevere adombrato sotto i veli eucaristici. Tu che vivi e regni, o Dio, insieme con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PREGHIERA DA RECITARE DOPO LA COMUNIONE (San Tommaso d’Aquino):


Ti ringrazio, Signore, Padre onnipotente, eterno Dio, che non per mio merito, ma per sola degnazione della tua misericordia, ti sei degnato di saziare col prezioso Corpo e Sangue del tuo Figlio e Signore nostro Gesù Cristo, me peccatore e servo indigno. (Aleteia – Felipe Aquino – 10 giugno 2015)

sábado, 28 de novembro de 2015

Não desanime, nunca!

























Não desista nunca:
Nem quando o cansaço se fizer sentir,
Nem quando os teus pés tropeçarem,
Nem quando os teus olhos arderem,
Nem quando os teus esforços forem ignorados,
Nem quando a desilusão te abater,
Nem quando o erro te desencorajar,
Nem quando a traição te ferir,
Nem quando o sucesso te abandonar,
Nem quando a ingratidão te desconsertar,
Nem quando a incompreensão te rodear,
Nem quando a fadiga te prostrar,
Nem quando tudo tenha o aspeto do nada,
Nem quando o peso do pecado te esmagar.

Invoque sempre a Deus, cerre os punhos, sorria… E recomece!
(São Leão Magno)