Visualizações de página na última semana

quarta-feira, 6 de janeiro de 2021

Como deve ser uma verdadeira comunidade religiosa?


O Papa Alexandre III, numa carta, confirmando os privilégios da Abadia de Citeaux, descreve aqueles que procuram seguir o Altíssimo em espírito de humildade, sob o jugo suave de uma regra.

Os religiosos devem ter como ideal de vida, serem homens celestes, anjos da terra, imitadores de Jesus Cristo e gladiadores sagrados.

Estes homens devem viver em comunidade, ou seja, numa Casa de Deus, família de Nosso Senhor Jesus Cristo e porta do Céu.

A comunidade deve representar o Céu na terra, com uma vida angélica e onde se procure imitar os espíritos celestes, sem deixar de ser também uma verdadeira casa de estudo, milícia espiritual, arena de virtudes, escola de humildade, torre evangélica, cidadela armada contra todos os inimigos da salvação.

Ali encontramos a muralha da pobreza, a guarda dos superiores, as torres da doutrina, a trombeta da pregação, o escudo da oração, o vinho da compunção, a água das lágrimas, o alimento dos fortes.

Podemos compará-la à escada de Jacó, por onde se sobe mais facilmente para o Céu.  Os degraus desta escada são as santas leituras, as meditações piedosas, a mortificação da carne, o exercício da humildade, da obediência, da caridade e das demais virtudes. Por estes mesmos degraus, os Anjos levam as obras realizadas por aqueles que habitam na Comunidade para as oferecer a Deus e por eles descem, trazendo-lhes os dons divinos. No alto desta escada, apoia-Se o Senhor. Ele governa e fortalece estes seus filhos com uma proteção muito especial, sustentando quem sobe e recompensando os que chegam.

Desta Comunidade, pode-se dizer: Aqui é a verdadeira casa de Deus e Porta do Céu. O Monte Tabor, onde se contempla, o quanto seja possível nesta vida, a glória divina. Ela é uma montanha fértil onde o Senhor gosta de permanecer. 

LESSIUS, Disput. de stat. Vit. elig., quaest. XII , n. 100


sexta-feira, 1 de janeiro de 2021

2021: Non si turbi il tuo cuore

Consiglio di Padre Pio a Antonietta Vona e famiglia, per l'anno nuovo:

«Il celeste Bambino sia sempre in mezzo ai vostri cuori, li regga. l'illumini, li vivifichi, li trasformi nella eterna carità.

Vi raccomando vivamente cotesti vostri poveri cuori: abbiate cura di renderli di giorno in giorno sempre più grati al nostro Maestro, e fare in modo che il presente anno sia più fertile di quello già scorso in buone opere, giacché a misura che gli anni scorrono, e che l’eternità ci si appressa bisogna raddoppiare il coraggio ed innalzare il nostro spirito a Dio, servendolo con maggior diligenza in tutto ciò che la  nostra vocazione e professione cristiana ci obbliga. Questo soltanto può renderci grati a Dio: può farci uscire liberi dal grande mondo che non è di Dio, e da tutti gli altri nostri nemici: questo soltanto dunque può farci pervenire al porto dell’eterna salvezza.

Affrontiamo pure le prove della presente, a cui la divina provvidenza ci andrà sottoponendo, ma non ci perdiamo d’animo, non ci scoraggiamo: combattiamo da forti e ne riporteremo il premio che Dio ha  serbato alle anime forti. Rammentatevi, o figliuole, delle parole che il divin Maestro rivolse un giorno ai suoi apostoli, e che oggi le rivolge anche a voi: «Non turbetur cor vestrum »: «Non si turbi il vostro cuore». 

Sì, o figliuole, non si turbino i vostri cuori nell’ora della prova, perché Gesù ha promesso a chi lo segue la sua reale assistenza. 

Nelle ore di combattimento ricordiamoci di Gesù, che è con noi e per noi; ricorriamo a lui e saremo sempre sollevati; così operando riporteremo e canteremo sempre vittoria innanzi a Dio.» 

Lettera di Padre Pio alla Sig.ra Antonietta Vona, 2 gennaio 1918

Delle cadute non ti perdere il coraggio

All'inizio di un nuovo anno, vale la pena ricordare questo consiglio che San Pio da Pietrelcina ha lasciato in una delle sue lettere:

«Per vivere costantemente in una vita devota, non vi è bisogno di altro che di prefiggerti nel tuo spirito alcune massime eccellenti e generose.

La prima che io desidero in te è questa di san Paolo: «Tutto ritorna in bene a quelli che amano Dio». E per verità, giacché Iddio può e sa cavare il bene anche dal male, per chi farà questo, se non per coloro che senza alcuna riserva si sono donati a lui? Perfino gli stessi peccati, da cui Iddio per sua bontà ci tiene lontani, dalla sua divina provvidenza sono ordinati al bene di quelli che a lui servono. Se il santo re Davide mai non avesse peccato, mai non avrebbe acquistato un’umiltà così profonda; né la Maddalena avrebbe tanto ardentemente amato Gesù, se egli non l’avesse perdonati tanti peccati, e non avrebbe Gesù potuto a lei perdonarli, se ella non li avesse commessi.

Considera, mia carissima figliuola, questo grande artificio di misericordia: converte le nostre miserie in favori, e con la vipera delle nostre iniquità fa la triaca salutifera per le anime nostre. Dimmi dunque, di grazia, che non farà egli delle nostre afflizioni, dei nostri travagli e delle persecuzioni, che ci molestano? E perciò se mai ti occorrerà di patire delle afflizioni, di qualunque specie esse siano, assicurati pure che, se ami Dio di cuore, tutto si convertirà in bene; ed ancorché tu non possa intendere da dove procede questo bene, allora più che mai sii certa che verrà senz’altro. Se Dio ti pone sopra gli occhi del fango dell’ignominia, ciò non è che per restituirti la vista più chiara e renderti agli angioli suoi ammirabile come uno spettacolo onorevole ed amabile; e se Dio ti fa cadere, come praticò con san Paolo col farlo cadere da cavallo.

Per questo, dunque, delle cadute non ti perdere di coraggio, ma rianimati a nuova confidenza ed a più profonda umiltà. Scoraggiarsi ed impazientirsi dopo la caduta nel fallo è artificio del nemico, è un cedergli le armi, è un darsi per vinti. Questo dunque non farai, poiché la grazia del Signore è sempre vigile a soccorrerti.»