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terça-feira, 16 de março de 2021

Come prepararsi alla festa di San Giuseppe?

Nel XIV secolo, Fra’ Giovanni da Fano, celebre per le sue doti di predicatore, che gli valsero il soprannome di “secondo Antonio da Padova” e uno dei promotori della riforma che diede origine al nuovo ramo francescano dei Cappuccini, raccontò la storia di due frati che sono stati salvati da un naufragio grazie alla protezione di San Giuseppe, che gli apparse e disse loro:
Io sono San Giuseppe, degnissimo sposo della Beatissima Madre di Dio, al quale tanto vi siete raccomandati. E ultimamente ho impetrato, dall’infinita clemenza divina, che qualunque persona dirà ogni giorno, per tutto un anno, sette “Padre nostro” e sette “Ave Maria”, meditando sui sette dolori che io ebbi nel mondo, otterrà da Dio ogni grazia che sia conforme al suo bene spirituale”.

E lo stesso San Giuseppe indicò ai frati quali erano stati i suoi dolori, ai quali sono state aggiunte le gioie.

Questa devozione si è diffusa ampiamente da parecchi secoli, con la denominazione “I Sette dolori e gioie di San Giuseppe” e serve anche di pratica per la novena del Padre Legale del Bambino Gesù, Sposo di Maria Vergine, Protettore della Sacra Famiglia e della Santa Chiesa.

Il Beato Papa Pio IX ha concesso indulgenze a chi recita la corona delle sette allegrezze e sette dolori di San Giuseppe.

Corona dei sette dolori ed allegrezze di San Giuseppe

1. O sposo purissimo di Maria Santissima, glorioso San Giuseppe, siccome fu grande il travaglio e l'angustia del vostro cuore nella perplessità di abbandonare la vostra illibatissima sposa: così fu inesplicabile l'allegrezza quando dall' angelo vi fu rivelato il mistero sovrano dell'Incarnazione.

Per questo vostro dolore e per questa vostra allegrezza vi preghiamo di consolar ora e negli estremi dolori l'anima nostra con l'allegrezza di una buona vita e di una santa morte somigliante alla vostra, in mezzo di Gesù e di Maria.

Padre Nostro, Ave Maria e Gloria al Padre.

2. O felicissimo Patriarca, glorioso San Giuseppe, che trascelto foste all'uffizio di Padre putativo dell’umanato Verbo, che dolore doveste sentire nel vedere nascere con tanta povertà il bambino Gesù! ma questo si cambiò subito in giubilo celeste nell'udire l'armonia angelica e nell'udir le glorie di quella fortunatissima notte.

Per questo vostro dolore e per questa vostra allegrezza vi supplichiamo d'impetrarci, che dopo il cammino di questa vita, ce ne passiamo a udire le lodi angeliche, ed a godere gli splendori della celeste gloria.

Padre Nostro, Ave Maria e Gloria al Padre.

3. O esecutore delle divine leggi, glorioso San Giuseppe, il sangue preziosissimo che sparse nella circoncisione il Bambino Redentore vi trafisse il cuore, ma il nome di Gesù ve lo ravvivò, riempiendolo di contento.

Per questo vostro dolore e per questa vostra allegrezza, otteneteci, che, tolto da noi ogni vizio in vita, col nome santissimo di Gesù nel cuore e nella bocca, giubilando spiriamo.

Padre Nostro, Ave Maria e Gloria al Padre.

4. O fedelissimo Santo, che a parte foste dei Misteri della nostra Redenzione, glorioso San Giuseppe, se la profezia fatta da Simeone di ciò che Gesù e Maria erano per patire, vi cagionò spasimo di morte, vi ricolmò ancora di un beato godimento per la salute e gloriosa risurrezione, che insieme predisse dover seguirne, d'innumerabili anime.

Per questo vostro dolore e per questa vostra allegrezza, impetrateci che noi siamo nel numero di quelli, che, per i meriti di Gesù e ad intercessione della Vergine sua Madre, hanno gloriosamente da risorgere.

Padre Nostro, Ave Maria e Gloria al Padre.

5. O vigilantissimo custode, famigliare intrinseco dell'Incarnato Figliuolo di Dio, glorioso San Giuseppe, quanto penaste in sostenere e servire il Figlio dell'Altissimo particolarmente nella fuga che doveste fare in Egitto; ma quanto ancora molto gioiste avendo sempre con voi l'istesso Dio, e vedendo cadere a terra gli Idoli Egiziani.

Per questo vostro dolore e per questa vostra allegrezza, impetrateci, che tenendo da noi lontano il tiranno infernale, specialmente colla fuga delle occasioni pericolose, cada dal nostro cuore ogni idolo di affetto terreno; e tutti impiegati nella servitù di Gesù e di Maria, per loro solamente da noi si viva, e felicemente si muoia.

Padre Nostro, Ave Maria e Gloria al Padre.

6. O Angelo della terra, glorioso San Giuseppe, che ai vostri cenni ammiraste soggetto il Re del Cielo, so che la consolazione vostra nel ricondurlo dall'Egitto intorbidò col timore di Archelao; assicurato nondimeno dall'Angelo, lieto con Gesù e Maria, dimoraste in Nazareth.

Per questo vostro dolore e per questa vostra allegrezza, impetrateci che da timori nocivi sgombrato il nostro cuore godiamo pace di coscienza e sicuri viviamo con Gesù e Maria e fra loro ancora moriamo.

Padre Nostro, Ave Maria e Gloria al Padre.

7. O esemplare d'ogni Santità, glorioso San Giuseppe, smarrito che aveste senza vostra colpa il fanciullo Gesù, {104 [384]} per maggior dolore tre giorni lo cercaste, finché con sommo giubilo godeste della vostra Vita ritrovata nel tempio fra i dottori.

Per questo dolore e per questa vostra allegrezza vi supplichiamo, col cuore sulle labbra, ad interporvi, onde non ci avvenga mai di perdere con colpa grave Gesù. Che se per somma disgrazia lo perdessimo, fate, che con tale indefesso dolore lo ricerchiamo, finché favorevole lo ritroviamo, particolarmente nella nostra morte, per passare a goderlo in Cielo, ed ivi con voi in eterno cantare le sue divine misericordie.

Padre Nostro, Ave Maria e Gloria al Padre.

Ant. La Madre di Gesù gli disse: Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo (LC 2, 48).

V. Prega per noi, San Giuseppe.

R. Perché siamo fatti degni delle promesse di Cristo.

Preghiamo

O Dio, che con ineffabile provvidenza vi siete degnato di scegliere il Beato Giuseppe come Sposo della vostra Madre Santissima, fa che mentre lo veneriamo come protettore in terra, meritiamo di averlo come intercessore in Cielo. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

R. Amen.


Consigli di Don Bosco

Pensando a un modo per fare con che i bambini potrebbero celebrare San Giuseppe, con il cuore purificato e più amorevole verso Nostro Signore Gesù Cristo, San Giovanni Bosco scrisse nel 1869 una lettera a tutti i superiori delle prime comunità salesiane del Piemonte. In essa, Don Bosco chiede che durante i nove giorni che precedono la festa di San Giuseppe i giovani meditino su uno dei punti che il santo ha enumerato. Il 19 marzo ha suggerito di fare una promessa.
1° giorno (10 marzo): Patire e anche morire, ma non peccare.
2° giorno (11 marzo): Le ricchezze, gli onori, i piaceri, c he mi serviranno al punto di morte?
3° giorno (12 marzo): Tardi o presto mi dovrò presentare al Tribunale di Dio.
4° giorno (13 marzo): È una pazzia cercare la felicità lontano da Dio.
5° giorno (14 marzo): Oh, quanto sarà lunga l'eternità!

6° giorno (15 marzo): Come si vive, così si muore.

7° giorno (16 marzo): Dio non abbandona il giovane virtuoso.

8° giorno (17 marzo): Che dolce piacere riposare in pace con Dio.

9° giorno (18 marzo): Oh, quanto deve essere bello il paradiso! Voglio guadagnarlo.

Il giorno della festa di San Giuseppe (19 marzo): In onore di San Giuseppe, non macchierò la mia lingua con parole indecenti.

Non sembrano meditazioni proprie di un ritiro spirituale, che ci interrogano sul nostro fine ultimo, sul nostro rapporto con Dio e sulla nostra vera felicità su questa terra e in Cielo, per tutta l'eternità ?!


Novena para a festa de São José, escrita por São João Bosco

Pensando numa maneira de fazer com que as crianças pudessem festejar São José, com o coração purificado e mais amante a Nosso Senhor Jesus Cristo, São João Bosco escreveu em 1869 uma carta a todos os superiores das primeiras comunidades salesianas do Piemonte. Nela, Dom Bosco pede que, durante os nove dias que antecedem a festa de São José - Pai Legal do Menino Jesus, Esposo de Maria, Protetor da Sagrada Família e da Santa Igreja - as crianças meditem sobre um dos pontos  por ele enumerados. No dia 19 de março, sugere que todas façam um propósito.

Preparação para a festa de São José

1° dia (10 de março): Sofrer e até morrer, mas não pecar.

2 ° dia (11 de março): As riquezas, as honras, os prazeres, de que me servirão quando estiver prestes a morrer?

3 ° dia (12 de março): Tarde ou logo terei de me apresentar ao tribunal de Deus.

4 ° dia (13 de março): É uma loucura buscar a felicidade longe de Deus.

5º dia (14 de março): Oh, quão longa será a eternidade!

6 ° dia (15 de março): Assim como vivemos, morremos.

7º dia (16 de março): Deus não abandona o jovem virtuoso.

8 ° dia (17 de março): Que doce prazer descansar em paz com Deus.

9º dia (18 de março): Oh, como deve ser lindo o Céu! Quero alcançá-lo.

No dia da festa de São José (19 de março): Em homenagem a São José, não macularei a minha língua com palavras indecentes.

Não parecem meditações próprias a um retiro espiritual, que nos questionam sobre o nosso fim último, o nosso relacionamento com Deus e a nossa verdadeira felicidade nesta terra e no Céu, por toda a eternidade?!

domingo, 14 de março de 2021

No Equador, os legionários cantam “O noivo da Morte”

 

A Unidade de elite da Comissão de Trânsito do Equador, criou em 2011 um corpo de “Legionários”, cujo emblema inclui a insígnia da Legião Espanhola, apenas com a substituição da besta e do arcabuz por duas espingardas e  utiliza a cerimónia da transladação do Cristo da Boa Morte, protagonizada pelos legionários espanhóis, em Málaga, na Quinta-feira Santa de cada ano.

No vídeo abaixo, ouvimos parte do desfile e do hino, cuja tradução apresentamos abaixo:     


O Noivo da Morte

Ninguém, no Terço, sabia
quem era aquele legionário
tão audaz e temerário
que se alistou na Legião.

Ninguém sabia a sua história,
mas a Legião supunha
que uma grande dor lhe mordia
como um lobo, o coração.

Mas se alguém lhe perguntasse quem era
com dor e rudeza respondia:

“Sou um homem a quem a sorte
feriu com garra de fera;
sou um noivo da morte
que vai unir-se em laço forte
com tão leal companheira”.

Quando o fogo estava mais forte
e a luta mais feroz,
defendendo a sua bandeira,
o legionário avançou.

E sem temer a arrojo
do inimigo exaltado,
soube morrer como um valente
e a bandeira resgatou.

E ao regar com o seu sangue a terra ardente,
murmurou o legionário com voz dolente:

“Sou um homem a quem a sorte
feriu com garra de fera;
sou um noivo da morte
que vai unir-se em laço forte
com tão leal companheira”.

Quando, finalmente, o resgatam,
entre o seu peito encontraram
uma carta e um retrato
de uma divina mulher.

E aquela carta dizia:
"... se algum dia Deus te chamar
para mim um lugar reclamar
em breve irei buscar-te".

E no último beijo que lhe enviava
a sua última despedida consagrava-lhe.

Para ir ao teu lado para te ver,
minha mais leal companheira,
fiz-me noivo da morte,
apertei-lhe com laço forte
e o seu amor foi a minha bandeira!

sexta-feira, 19 de fevereiro de 2021

Amor Divino

Não me move, meu Deus, para Te querer

A promessa do Céu apetecido,

Nem as penas do inferno, tão temido,

Para deixar por isso de Te ofender.

Tu me moves, Senhor, move-me o ver-Te

Pregado nessa cruz e escarnecido,

Move-me ver o Teu corpo tão ferido,

Ver-Te cheio de afrontas, morto, inerte!

Une-me ao Teu amor tão fundo enlace,

Que se o Céu, que se inferno não houvera,

Não faria com que eu Te não amasse.

Não és o meu devedor. Alma sincera,

Se o que espero de ti, não o esperasse,

Assim como Te quero, Te quisera!

(Poema atribuído a São Francisco Xavier ou a Santa Teresa de Ávila, Almanaque de Santo António para o Ano de 1908, 1907, p. 273, traduzido do espanhol)

quarta-feira, 6 de janeiro de 2021

Como deve ser uma verdadeira comunidade religiosa?


O Papa Alexandre III, numa carta, confirmando os privilégios da Abadia de Citeaux, descreve aqueles que procuram seguir o Altíssimo em espírito de humildade, sob o jugo suave de uma regra.

Os religiosos devem ter como ideal de vida, serem homens celestes, anjos da terra, imitadores de Jesus Cristo e gladiadores sagrados.

Estes homens devem viver em comunidade, ou seja, numa Casa de Deus, família de Nosso Senhor Jesus Cristo e porta do Céu.

A comunidade deve representar o Céu na terra, com uma vida angélica e onde se procure imitar os espíritos celestes, sem deixar de ser também uma verdadeira casa de estudo, milícia espiritual, arena de virtudes, escola de humildade, torre evangélica, cidadela armada contra todos os inimigos da salvação.

Ali encontramos a muralha da pobreza, a guarda dos superiores, as torres da doutrina, a trombeta da pregação, o escudo da oração, o vinho da compunção, a água das lágrimas, o alimento dos fortes.

Podemos compará-la à escada de Jacó, por onde se sobe mais facilmente para o Céu.  Os degraus desta escada são as santas leituras, as meditações piedosas, a mortificação da carne, o exercício da humildade, da obediência, da caridade e das demais virtudes. Por estes mesmos degraus, os Anjos levam as obras realizadas por aqueles que habitam na Comunidade para as oferecer a Deus e por eles descem, trazendo-lhes os dons divinos. No alto desta escada, apoia-Se o Senhor. Ele governa e fortalece estes seus filhos com uma proteção muito especial, sustentando quem sobe e recompensando os que chegam.

Desta Comunidade, pode-se dizer: Aqui é a verdadeira casa de Deus e Porta do Céu. O Monte Tabor, onde se contempla, o quanto seja possível nesta vida, a glória divina. Ela é uma montanha fértil onde o Senhor gosta de permanecer. 

LESSIUS, Disput. de stat. Vit. elig., quaest. XII , n. 100


sexta-feira, 1 de janeiro de 2021

2021: Non si turbi il tuo cuore

Consiglio di Padre Pio a Antonietta Vona e famiglia, per l'anno nuovo:

«Il celeste Bambino sia sempre in mezzo ai vostri cuori, li regga. l'illumini, li vivifichi, li trasformi nella eterna carità.

Vi raccomando vivamente cotesti vostri poveri cuori: abbiate cura di renderli di giorno in giorno sempre più grati al nostro Maestro, e fare in modo che il presente anno sia più fertile di quello già scorso in buone opere, giacché a misura che gli anni scorrono, e che l’eternità ci si appressa bisogna raddoppiare il coraggio ed innalzare il nostro spirito a Dio, servendolo con maggior diligenza in tutto ciò che la  nostra vocazione e professione cristiana ci obbliga. Questo soltanto può renderci grati a Dio: può farci uscire liberi dal grande mondo che non è di Dio, e da tutti gli altri nostri nemici: questo soltanto dunque può farci pervenire al porto dell’eterna salvezza.

Affrontiamo pure le prove della presente, a cui la divina provvidenza ci andrà sottoponendo, ma non ci perdiamo d’animo, non ci scoraggiamo: combattiamo da forti e ne riporteremo il premio che Dio ha  serbato alle anime forti. Rammentatevi, o figliuole, delle parole che il divin Maestro rivolse un giorno ai suoi apostoli, e che oggi le rivolge anche a voi: «Non turbetur cor vestrum »: «Non si turbi il vostro cuore». 

Sì, o figliuole, non si turbino i vostri cuori nell’ora della prova, perché Gesù ha promesso a chi lo segue la sua reale assistenza. 

Nelle ore di combattimento ricordiamoci di Gesù, che è con noi e per noi; ricorriamo a lui e saremo sempre sollevati; così operando riporteremo e canteremo sempre vittoria innanzi a Dio.» 

Lettera di Padre Pio alla Sig.ra Antonietta Vona, 2 gennaio 1918

Delle cadute non ti perdere il coraggio

All'inizio di un nuovo anno, vale la pena ricordare questo consiglio che San Pio da Pietrelcina ha lasciato in una delle sue lettere:

«Per vivere costantemente in una vita devota, non vi è bisogno di altro che di prefiggerti nel tuo spirito alcune massime eccellenti e generose.

La prima che io desidero in te è questa di san Paolo: «Tutto ritorna in bene a quelli che amano Dio». E per verità, giacché Iddio può e sa cavare il bene anche dal male, per chi farà questo, se non per coloro che senza alcuna riserva si sono donati a lui? Perfino gli stessi peccati, da cui Iddio per sua bontà ci tiene lontani, dalla sua divina provvidenza sono ordinati al bene di quelli che a lui servono. Se il santo re Davide mai non avesse peccato, mai non avrebbe acquistato un’umiltà così profonda; né la Maddalena avrebbe tanto ardentemente amato Gesù, se egli non l’avesse perdonati tanti peccati, e non avrebbe Gesù potuto a lei perdonarli, se ella non li avesse commessi.

Considera, mia carissima figliuola, questo grande artificio di misericordia: converte le nostre miserie in favori, e con la vipera delle nostre iniquità fa la triaca salutifera per le anime nostre. Dimmi dunque, di grazia, che non farà egli delle nostre afflizioni, dei nostri travagli e delle persecuzioni, che ci molestano? E perciò se mai ti occorrerà di patire delle afflizioni, di qualunque specie esse siano, assicurati pure che, se ami Dio di cuore, tutto si convertirà in bene; ed ancorché tu non possa intendere da dove procede questo bene, allora più che mai sii certa che verrà senz’altro. Se Dio ti pone sopra gli occhi del fango dell’ignominia, ciò non è che per restituirti la vista più chiara e renderti agli angioli suoi ammirabile come uno spettacolo onorevole ed amabile; e se Dio ti fa cadere, come praticò con san Paolo col farlo cadere da cavallo.

Per questo, dunque, delle cadute non ti perdere di coraggio, ma rianimati a nuova confidenza ed a più profonda umiltà. Scoraggiarsi ed impazientirsi dopo la caduta nel fallo è artificio del nemico, è un cedergli le armi, è un darsi per vinti. Questo dunque non farai, poiché la grazia del Signore è sempre vigile a soccorrerti.»

sábado, 26 de dezembro de 2020

As relíquias dos três Reis Magos

O Evangelho narra a história dos Reis Magos, que “vieram do Oriente”, guiados pela Estrela e foram conduzidos à gruta de Belém, onde adoraram o Messias.

Estes ilustres personagens foram escolhidas por Deus entre os Gentis para serem os primeiros adoradores do Salvador.

Eles não eram magos ou adivinhos, como alguns autores afirmaram no passado, mas foram escolhidos por serem homens distinguidos pela sua dignidade, talentos, conhecimentos das coisas divinas e humanas e, especialmente, a astronomia. No Oriente, dava-se o título de Magos aos sábios e doutores.

A realeza dos três magos foi proclamada desde o século IV pelos padres da Igreja e vários escritores e é admitida pela maioria dos fiéis, que desde tempos imemoráveis, festejam a Adoração dos Reis Magos na festa da Epifania, conforme as palavras de Isaías, “A multidão de camelos te cobrirá, os dromedários de Madiã e Efá; todos virão de Sabá; ouro e incenso trarão, e publicarão os louvores do Senhor” (Is 60, 6).

Os Magos, iniciaram a sua viagem de forma separada e reuniram-se em Jerusalém. Depois continuaram juntos até Belém. Segundo antiga tradição, confirmada por autores eclesiásticos como São Leão e por pinturas conservadas nas Catacumbas de Roma, desde os primeiros séculos da Igreja, eles eram, sem contar com os seus séquitos, verdadeiramente três.

O nome dos Reis Magos, reconduzidos pela Providência às suas terras para não se encontrarem com Herodes que queria mandar matar o Menino Jesus, não aparece nos escritos grecos ou latinos antes do século XII, como afirma o historiador jesuíta belga Padre Jean Bolland do século XVII.  Contudo, posteriormente, foram-lhes dados muitos nomes, sendo os mais conhecidos os de Gaspar, Baltazar e Melchior, respetivamente da Caldeia, Pérsia e Índia, atualmente Irão e Iraque.

Ao chegarem às suas terras, os Magos contaram para os seus povos o que tinham visto e ouvido sobre o Verbo de Deus, encarnado para a salvação dos homens e muitos se converteram à Fé Cristã, antes mesmo da Ressurreição de Nosso Senhor Jesus Cristo. Segundo uma tradição, quando São Tomé passou por aquelas terras, muitos deles juntaram-se a ele, receberam o batismo das suas mãos e ajudaram-no na predicação do Evangelho.

Segundo uma outra tradição muito mais recente, os restos sagrados dos três Reis Magos foram, primeiro, levados para Constantinopla, onde foram colocados com pompa na Basílica de Santa Sofia, durante o reino de Constantino. Seis séculos mais tarde, o Imperador Maurício, transportou as relíquias para a Igreja que o Santo Bispo Eustórgio tinha mandado construir em honra deles na cidade italiana de Milão.

No ano de 1163, o Imperador Frederico Barba-ruiva, tendo saqueado a cidade de Milão, permitiu a Reinaldo, seu chanceler, então arcebispo de Colónia, levar as relíquias dos santos Reis Magos para esta cidade, onde desde então é possível venerar os Santos Reis Magos, na Catedral.


Em 1864, o relicário da Catedral de Colónia foi aberto e nele foram d
escobertos os esqueletos de três homens:  um jovem, um outro de meia-idade e um idoso, o que confirmaria a representação dos mesmos num mosaico do século VI na igreja de Santo Apolinário, o Novo, em Ravena, Itália, que representa os três magos, com estas características. 

Feliz e Santo Natal e Votos de um sereno 2021


 

quarta-feira, 16 de dezembro de 2020

Vencidos por um dia

No ano de 1893, Alphonse Chigot pintou o quadro “Os vencedores de um dia”, representando um soldado que volta ferido da guerra.

Com o braço esquerdo enfaixado, o guerreiro segura altivo, junto do peito, a haste e o estandarte, rasgado nas inúmeras batalhas travadas.

Ao longo do caminho que o leva para junto dos seus, ele encontra um Calvário. Diante de Nosso Senhor Jesus Cristo, o bravo militar tira a boina e saúda com respeito e veneração o Seu Protetor e Salvador.

Quem vê a cena pode pensar: “Nosso Senhor pregado numa Cruz e o soldado ferido, não parecem dois derrotados?"

Segundo São Paulo, somos todos soldados: às vezes, no campo de batalha que é a nossa vida, somos feridos por inúmeras provas. Nestes momentos, devemos ostentar com orgulho o nosso estandarte, ou o que resta dele, acreditar na vitória dos nossos ideais, agarrar o crucifixo junto do coração e ter a certeza de que o sofrimento, a dor, até mesmo a morte, serão de curta duração, pois como Jesus Crucificado, podemos parecer "vencidos por um dia", mas com Ele triunfaremos por toda a eternidade!