1) la strage di 147 studenti cristiani compiuta dagli islamisti
all’Università di Garissa in Kenya;
2) le minacciose invettive del presidente islamico turco per l’evocazione
da parte di papa Bergoglio del “genocidio” di un milione e mezzo di cristiani
armeni, un secolo fa;
3) un ragazzo bruciato vivo in Pakistan perché cristiano;
4) i combattenti islamisti in Siria bombardano i quartieri cristiani di
Aleppo facendo decine di morti;
5) secondo alcune notizie dalla Nigeria, le 200 studentesse cristiane
rapite da Boko Aram sarebbero state uccise;
6) quindici migranti islamici fermati dalla polizia a Palermo per aver
buttato in mare dodici migranti cristiani a causa della loro fede.
E’ un orrore che va avanti da tempo. Ricordo un numero della rivista di
geopolitica “Limes” che già nel 2000 scriveva: “Il cristianesimo è la
religione più perseguitata del mondo. Conta migliaia di vittime; i suoi fedeli
subiscono torture e umiliazioni di ogni tipo. Ma l’opinione pubblica
occidentale… non concede a questo dramma alcuna attenzione”.
Ha un bel chiedere – in questi giorni – Lucia Annunziata “dov’è la
sinistra” davanti al massacro degli studenti cristiani in Kenya. La risposta è
“non pervenuta”.
VICINANZA ALL’ISLAM
Del resto l’opinione pubblica che conta, quella sinistra liberal o ancora
marxisteggiante che dilaga sui media e nelle istituzioni scolastiche, manifesta
di frequente disprezzo verso quei principi e quella storia cristiana su cui
sono fondati la nostra libertà e il nostro benessere. L’Europa tecnocratica poi
sembra smaniosa di cancellare le tracce di tutto ciò che è cristiano (in
Francia siamo al ridicolo: si epura perfino la toponomastica).
Si progettano pure disegni di legge che potrebbero limitare proprio la
libertà di espressione dei cristiani magari in nome delle nuove bandiere
ideologiche della sinistra, come l’omofobia.
Ma la stessa sinistra che qua è pronta a fare le barricate per i cosiddetti
“diritti civili” appare muta di fronte – non dico ai cristiani perseguitati –
ma all’umiliante condizione delle donne nei paesi islamici e al brutale
trattamento lì riservato alle persone omosessuali.
L’astioso pregiudizio contro il cristianesimo delle élite “progressiste” va
di pari passo con il loro benevolo pregiudizio verso l’Islam. Del quale non si
vogliono riconoscere nemmeno i massacri.
D’altronde cosa fece la Sinistra marxista di un tempo con i crimini del
comunismo? Negò quelle atrocità finché poté, poi pretese di ridurli a
degenerazioni locali, scomunicando chi riteneva che invece il problema fosse lo
stesso marxismo-leninismo.
Oggi la Sinistra progressista vuol farci credere che il terrorismo non
c’entra niente con l’Islam. E ignora le stragi (soprattutto di cristiani) che
hanno costellato tutta la storia dell’Islam e della sua sanguinosa espansione.
Si arriva al punto di
capovolgere la storia e far passare i cristiani per aggressori evocando a
rovescio le crociate (le quali tentarono semplicemente di limitare i danni
dell’invasione islamica di terre cristiane).
L’ignoranza storica si accompagna alla cecità ideologica, perché l’Islam
più che una religione come il cristianesimo, è una teologia politica come il
marxismo.
Il laicissimo Bertrand Russel in un suo saggio sul bolscevismo scriveva che
fra le religioni il bolscevismo doveva essere paragonato piuttosto all’Islam
che al cristianesimo. Quest’ultimo infatti è una religione personale con una
sua spiritualità, una mistica, una teologia. Invece “Islamismo e Bolscevismo
sono religioni pratiche, sociali, non spirituali, impegnate a conquistare il
dominio del mondo terreno. I loro fondatori non avrebbero resistito alla terza
tentazione nel deserto di cui parla il Vangelo”.
L’Islam infatti comporta un’ideologia totalitaria simile al comunismo, ma
anche al fascismo e al nazismo (Eric Voegelin ha ampiamente mostrato che sono
diverse maschere riemergenti della gnosi).
Come ha spiegato Samir Khalil Samir, “l’Islam nasce fin dall’inizio come
progetto socio-politico e anche militare: ciò è evidente sia nel Corano sia
nella sunna, nella tradizione che include la vita e i detti di Maometto. Per un
musulmano religione e politica sono indissolubili”.
DOMINIO
Maometto è stato un formidabile condottiero e ha fondato una teologia
politica universalista funzionale alla conquista dell’Arabia e poi al dominio
del mondo.
A chi crede che oggi il problema sia rappresentato solo da pochi
fondamentalisti violenti e non dall’Islam in sé, risponde Samuel Huntington:
“Millequattrocento anni di storia dimostrano il contrario. L’Islam è l’unica
civiltà ad aver messo in serio pericolo, e per ben due volte, la sopravvivenza
dell’Occidente”.
“Per quasi mille anni” aggiunge Bernard Lewis “dal primo sbarco moresco in
Spagna al secondo assedio turco di Vienna, l’Europa è stata sotto la costante
minaccia dell’Islam”.
Credere che siano cose del passato o limitate – oggi – ad Al Qaeda e
all’Isis è da illusi (del resto chi ha inventato e sostiene l’Isis?). L’Islam per sua natura punta al mondo intero.
Monsignor Bernardini, arcivescovo di Smirne, al Sinodo dei vescovi del 1999
riferì: “Durante un incontro ufficiale sul dialogo islamo-cristiano, un
autorevole personaggio musulmano, rivolgendosi ai partecipanti cristiani, disse
a un certo punto con calma e sicurezza: ‘Grazie alle vostre leggi
democratiche vi invaderemo; grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo’ ”.
Hanno già cominciato con l’enorme pressione dei grandi capitali
petroliferi, da una parte, e con l’immigrazione incontrollata dall’altra. Una
tenaglia che già si stringe sull’Inghilterra, come pure sulla Francia (vedi il
romanzo “Sottomissione” di Houellebecq).
Quanto all’Italia il pensiero dominante ha emarginato una voce profetica
come quella di Oriana Fallaci. Chissà come avrebbe tuonato – lei che era stata
partigiana – sapendo della controversia sul 25 aprile di quest’anno fra la
presenza delle insegne della “Brigata ebraica” (che partecipò alla liberazione
dell’Italia) e la bandiera palestinese che “non ha nulla a che vedere con le
truppe Alleate e in quel momento storico” ha ricordato Pacifici “era dalla
parte dell’occupante”.
IL METODO BIFFI
Oltre alla Fallaci è rimasta inascoltata la voce del cardinale Biffi. Ecco
le sue parole del 2000: “Oggi è in atto una delle più gravi e ampie
aggressioni al cristianesimo (e quindi alla realtà di Cristo) che la storia
ricordi. Tutta l’eredità del Vangelo viene progressivamente ripudiata
dalle legislazioni, irrisa dai ‘signori dell’opinione’, scalzata dalle
coscienze specialmente giovanili. Di tale ostilità, a volte violenta a
volte subdola, non abbiamo ragione di stupirci”, perché era stato profetizzato
nel Vangelo, “ci si può meravigliare invece degli uomini di Chiesa che non
sanno o non vogliono prenderne atto”.
Poi Biffi ricordò una sua intervista di alcuni anni prima, dove gli fu
chiesto: “Ritiene anche lei che l’Europa sarà cristiana o non sarà?”.Rispose: “Io penso che l’Europa o ridiventerà cristiana o diventerà musulmana. Ciò che mi pare senza avvenire è la ‘cultura del niente’, della libertà senza limiti e senza contenuti, dello scetticismo vantato come conquista intellettuale, che sembra essere l’atteggiamento dominante nei popoli europei, più o meno tutti ricchi di mezzi e poveri di verità. Questa ‘cultura del niente’ (sorretta dall’edonismo e dalla insaziabilità libertaria) non sarà in grado di reggere all’assalto ideologico dell’islam che non mancherà: solo la riscoperta dell’avvenimento cristiano come unica salvezza per l’uomo – e quindi solo una decisa risurrezione dell’antica anima dell’Europa – potrà offrire un esito diverso a questo inevitabile confronto”.
Biffi concluse che “i ‘laici’, osteggiando in tutti i modi la Chiesa, non si accorgono di combattere l’ispiratrice più forte e la difesa più valida della civiltà occidentale e dei suoi valori di razionalità e di libertà: potrebbero accorgersene troppo tardi”.
Antonio Socci - Da “Libero”, 19 aprile 2015