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quinta-feira, 23 de abril de 2015

Terremoto tra i gesuiti, o la fine del Pontificio Istituto Orientale?

Esautorati dal generale della Compagnia di Gesù il rettore e i due decani. L’islamologo Samir Khalil Samir nuovo reggente provvisorio. Un disastro preannunciato da anni.

Sandro Magister, Repubblica, ROMA, 21 aprile 2015

La scorsa settimana il Pontificio Istituto Orientale ha pianto la misteriosa scomparsa di un suo docente, padre Lanfranco Rossi, trovato senza vita in una campagna poco lontano da Roma.

Ma sempre la scorsa settimana ha investito l’istituto anche un verro e proprio terremoto istituzionale, con l’esautorazione del suo corpo dirigente.

La notifica del provvedimento, firmata dal preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Adolfo Nicolás Pachón, vice gran cancelliere dell’istituto, è rimasta affissa sull’albo solo per un giorno. Ma tanti hanno potuto leggerla e sapere.

Da martedì 14 aprile il rettore James McCann e i decani delle due facoltà di scienze ecclesiastiche e di diritto canonico orientali Philippe Luisier e Michael Kuchera, tutti gesuiti, sono decaduti dai loro ruoli.

A reggere temporaneamente l’istituto, con la qualifica di pro-rettore “ad interim”, è stato chiamato padre Samir Khalil Samir, 77 anni, gesuita, nato in Egitto, orientalista e islamologo di fama, già professore alla Université Saint-Joseph di Beirut e in altri atenei d’Europa e d’America.

E come nuovi pro-decani sono stati nominati i padri Edward G. Farrugia e Sunny Thomas Kokkaravalayil. L’unico a restare al suo posto è padre Massimo Pampaloni, confermato come pro-vice rettore.

L’ordinanza è andata in esecuzione immediata, senza attendere l’inizio del nuovo anno accademico. Nella lettera con la quale ha notificato il provvedimento, il generale dei gesuiti ha riprovato lo spirito “non caritatevole” che ha disgregato la comunità docente, con grave danno per la missione dell’istituto.

Il Pontificio Istituto Orientale è stato creato quasi un secolo fa, nel 1917, da papa Benedetto XV, assieme alla congregazione per le Chiese orientali, il cui prefetto – che attualmente è il cardinale argentino Leonardo Sandri – ne è anche gran cancelliere.

Nel 1922 Pio XI affidò l’istituto alla Compagnia di Gesù, riservando al papa la nomina del rettore, su proposta autonoma del preposito generale dopo aver sentito i docenti gesuiti.

Nei mesi scorsi i decani e alcuni professori dell’istituto avevano chiesto la destituzione del rettore, lo statunitense McCann, giudicato incapace di guidare la macchina accademica. Il generale dei gesuiti inviò un ispettore nella persona di padre Gianfranco Ghirlanda, già rettore della Pontificia Università Gregoriana ed esperto canonista. E il risultato è stato, appunto, l’azzeramento del direttivo.

Che padre McCann non godesse di particolare apprezzamento nemmeno in Vaticano lo si era intuito già il 19 febbraio 2014, quando furono nominati consultori della congregazione per le Chiese orientali il vice rettore Pampaloni e i decani Luisier e Kuchera, ma non lui, il rettore in carica: un’umiliazione tanto più bruciante in quanto segretario della congregazione era – ed è tuttora – un suo confratello gesuita, l’arcivescovo slovacco di rito greco Cyril Vasil.

Tuttavia, che il disastro riguardasse non una singola persona ma l’insieme dell’istituto era da tempo sotto gli occhi di tutti, senza però che nessuno vi ponesse rimedio.

La denuncia di tale disastro affiorò la prima volta in pubblico il 15 dicembre 2011, in un momento solenne e di fronte all’intero corpo accademico, in occasione della cerimonia di congedo di padre Robert F. Taft, statunitense, liturgista insigne, l’ultimo dei grandi docenti del periodo d’oro del Pontificio Istituto Orientale, al pari dei padri Tomás Spidlik, moravo, fatto cardinale da Giovanni Paolo II nel 2003, e Miguel Arranz Lorenz, spagnolo.

A tenere la “laudatio” in onore di Taft – poi pubblicata sulla rivista “Studi sull’Oriente Cristiano” e ivi leggibile on line – fu Stefano Parenti, professore di liturgie orientali al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma e discepolo dello stesso Taft, assieme al quale sta ora pubblicando una monumentale storia della liturgia bizantina in più volumi, per i tipi dell’Abbazia Greca di San Nilo a Grottaferrata.

Parenti disse tra l’altro:

“A differenza di oggi, alla fine degli anni Ottanta del XX secolo il Pontificio Istituto Orientale era luogo d’eccellenza per lo studio delle liturgie orientali, in particolare della liturgia bizantina. Chi in futuro si sobbarcherà l’onere di scriverne la storia saprà accertare le responsabilità che hanno condotto a una ‘débâcle’ tanto clamorosa, in un gioco al massacro che, osservato a distanza con il distacco di chi non si sente coinvolto, vede un’arena deserta, senza vincitori e senza vinti”.

E ancora:

“Ci troviamo dinanzi a quello che in politica si chiama ‘problema di sistema’, noto da tempo ma ignorato da chi aveva il compito di vigilare. A ciò si devono sommare la precarietà di tanti contratti e le modalità singolari di reclutamento e promozione dei docenti, per cui vi sono professori stabili che in una buona università statale europea o americana, nella più favorevole delle eventualità, sarebbero rimasti ricercatori fino alla pensione”.

In effetti, anche oggi basta scorrere la tabella dei corsi per notare la precarietà di tanti insegnamenti, affidati a docenti raccogliticci, in temporanea trasferta da altre università e ridotti a fare in poche settimane ciò che dovrebbe durare un intero semestre, a tutto danno degli allievi.

Per non dire del venir meno dell’istituto al suo compito primario di servizio alla Chiesa, in un momento di gravissima crisi nell’oriente musulmano e cristiano, dalla Siria all’Ucraina, un frangente in cui un contributo di consulenza e di studio sarebbe più che mai necessario.

Oltre che improduttivo su questi temi cruciali, il Pontificio Istituto Orientale si è segnalato nei mesi scorsi anche per la clamorosa defezione di un suo ex vicerettore, Costantin Simon, americano di origini ucraino-ungheresi, specialista del cristianesimo russo.

Uscito dalla Compagnia di Gesù e dalla Chiesa cattolica, Simon è stato solennemente accolto come sacerdote nella Chiesa ortodossa russa il 7 giugno 2014, in un rito officiato dall’arcivescovo Amvrosij di Peterhof, rettore dell’accademia teologica di San Pietroburgo.

C’è chi prevede che il terremoto di questi giorni sia solo il preludio di una temporanea chiusura dell’istituto, in vista di una sua radicale ristrutturazione.

L'Europe est une cible pour les islamistes


Franck MARGAIN, vice-président du PCD et conseiller régional d'Île de France réagit à la révélation d'une tentative d'attentats contre une église :

"C'est avec une grande stupeur que nous apprenons ce projet d'attentats contre une ou plusieurs églises.

S'attaquer à une église, c'est s'attaquer directement aux Chrétiens mais aussi à la culture de la France et à l'âme des français.

Cela démontre à nouveau  la volonté de  l'islamisme de mener une guerre sans merci à notre pays.

Les actes christianophobes en augmentation constante et inquiétante dans notre pays, contribuent à la perte de notre identité. L’arrêt des politiques d'assimilation au profit des politiques communautarismes fragilisent la paix civile en France.

Je n'ose imaginer les conséquences d'une fusillade dans une église pleine et rassemblée pour la messe dominicale. Nous venons d'échapper au pire, je salue le travail de grande qualité et salutaire effectué par les forces de l'ordre. Il est extrêmement facile de pousser des populations à la guerre civile et je demande au Gouvernement de tout mettre en œuvre afin d'assurer la sécurité des chrétiens en France ainsi que de l'ensemble de nos compatriotes. La liberté religieuse et la liberté de conscience si mises à mal en ces temps doivent être protégées.

L'Europe est une cible pour les islamistes, il appartient au Gouvernement de la France d'assurer notre protection."

Premier ministre français: s'en prendre à une église, c'est s'en prende à l'essence même de la France

"Ce qui aurait pu arriver est un choc pour tout le monde" (sur l'attentat déjoué contre une église catholique), a déclaré le Premier Ministre Manuel Valls, qui a affirmé que "les chrétiens, les catholiques de France" étaient les premiers visés par le projet d'attentat déjoué.

"Vouloir s'en prendre à une église, c'est s'en prendre à un symbole de la France, c'est l'essence même de la France qu'on a sans doute voulu viser".

Valls : aller à la messe, "la plus belle des réponses à apporter au terrorisme" sur WAT.tv

La cathédrale de Mossoul transformée en mosquée


"Les miliciens du groupe djihadiste Daech ont dévasté le plus ancien cimetière chrétien de Mossoul, au nord de l’Irak, a annoncé l’agence Fides vendredi 17 avril.

Le cimetière se trouve près de la cathédrale syro-orthodoxe dédiée à saint Thomas apôtre. Il abrite notamment de nombreuses tombes de militaires chrétiens morts durant la guerre Iran-Irak.

Les djihadistes, qui contrôlent depuis juin dernier la grande ville de la plaine de Ninive, ont appliqué leur habituelle stratégie de communication, publiant sur Internet les photos des destructions des pierres tombales et des croix, preuve de la mise en œuvre de leur campagne visant à « éradiquer les symboles païens ».

Auparavant, Daech avait profané la cathédrale catholique de Mossoul. Revenant de deux jours de visite aux réfugiés chrétiens à Erbil, dans le Kurdistan irakien les 12 et 13 avril, le cardinal Vincent Nichols, archevêque de Westminster, a rapporté à la presse le témoignage de l’archevêque de Mossoul des chaldéens catholiques, Amel Shimoun Nona, à qui des djihadistes de Daech envoient « régulièrement des photos de ce qu’ils font à la cathédrale » « désacralisée, vandalisée, et transformée en mosquée ». (Le Salon Beige, 23 avril 2015)
 

 

Violan y asesinan a una religiosa de 86 años, en Sudáfrica


(Fides).- Una religiosa austriaca misionera de 86 años, la hermana Stefani Tiefenbacher CPS (Hermanas Misioneras de la Preciosa Sangre), ha sido asesinada en la noche entre el sábado 19 y el domingo 20 de abril en su habitación, en la misión del Sagrado Corazón de Ixopo, en la provincia de KwaZulu-Natal en el este de Sudáfrica.

Según las noticias recibidas por la Agencia Fides otra de las hermanas, alrededor de las 3 a.m. del domingo encontró el cuerpo de la hermana Tiefenbacher: estaba atada y amordazada.

La religiosa murió asfixiada.

La hermana Tiefenbacher estaba en la misión desde hacía 60 años y se dedicaba a los niños pobres de la comunidad local.

La tenerezza di Dio per l’uomo e per la donna


Lo Spirito Santo, che ha ispirato tutta la Bibbia, suggerisce per un momento l’immagine dell’uomo solo - gli manca qualcosa -, senza la donna. E suggerisce il pensiero di Dio, quasi il sentimento di Dio che lo guarda, che osserva Adamo solo nel giardino: è libero, è signore,… ma è solo. E Dio vede che questo «non è bene»: è come una mancanza di comunione, gli manca una comunione, una mancanza di pienezza. «Non è bene» – dice Dio – e aggiunge: «voglio fargli un aiuto che gli corrisponda» (2,18).

Allora Dio presenta all’uomo tutti gli animali; l’uomo dà ad ognuno di essi il suo nome – e questa è un’altra immagine della signoria dell’uomo sul creato –, ma non trova in alcun animale l’altro simile a sé. L’uomo continua solo. Quando finalmente Dio presenta la donna, l’uomo riconosce esultante che quella creatura, e solo quella, è parte di lui: «osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne» (2,23). Finalmente c’è un rispecchiamento, una reciprocità. Quando una persona – è un esempio per capire bene questo – vuole dare la mano a un’altra, deve averla davanti a sé: se uno dà la mano e non ha nessuno la mano rimane lì….., gli manca la reciprocità. Così era l’uomo, gli mancava qualcosa per arrivare alla sua pienezza, gli mancava la reciprocità. La donna non è una “replica” dell’uomo; viene direttamente dal gesto creatore di Dio. L’immagine della “costola” non esprime affatto inferiorità o subordinazione, ma, al contrario, che uomo e donna sono della stessa sostanza e sono complementari e che hanno anche questa reciprocità. E il fatto che – sempre nella parabola – Dio plasmi la donna mentre l’uomo dorme, sottolinea proprio che lei non è in alcun modo una creatura dell’uomo, ma di Dio. Suggerisce anche un’altra cosa: per trovare la donna - e possiamo dire per trovare l’amore nella donna -, l’uomo prima deve sognarla e poi la trova.

La fiducia di Dio nell’uomo e nella donna, ai quali affida la terra, è generosa, diretta, e piena. Si fida di loro. Ma ecco che il maligno introduce nella loro mente il sospetto, l’incredulità, la sfiducia. E infine, arriva la disobbedienza al comandamento che li proteggeva. Cadono in quel delirio di onnipotenza che inquina tutto e distrugge l’armonia. Anche noi lo sentiamo dentro di noi tante, volte, tutti.

Il peccato genera diffidenza e divisione fra l’uomo e la donna. Il loro rapporto verrà insidiato da mille forme di prevaricazione e di assoggettamento, di seduzione ingannevole e di prepotenza umiliante, fino a quelle più drammatiche e violente. La storia ne porta le tracce. Pensiamo, ad esempio, agli eccessi negativi delle culture patriarcali. Pensiamo alle molteplici forme di maschilismo dove la donna era considerata di seconda classe. Pensiamo alla strumentalizzazione e mercificazione del corpo femminile nell’attuale cultura mediatica. Ma pensiamo anche alla recente epidemia di sfiducia, di scetticismo, e persino di ostilità che si diffonde nella nostra cultura – in particolare a partire da una comprensibile diffidenza delle donne – riguardo ad un’alleanza fra uomo e donna che sia capace, al tempo stesso, di affinare l’intimità della comunione e di custodire la dignità della differenza.

Se non troviamo un soprassalto di simpatia per questa alleanza, capace di porre le nuove generazioni al riparo dalla sfiducia e dall’indifferenza, i figli verranno al mondo sempre più sradicati da essa fin dal grembo materno. La svalutazione sociale per l’alleanza stabile e generativa dell’uomo e della donna è certamente una perdita per tutti. Dobbiamo riportare in onore il matrimonio e la famiglia! La Bibbia dice una cosa bella: l’uomo trova la donna, si incontrano e l’uomo deve lasciare qualcosa per trovarla pienamente. Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre per andare da lei. E’ bello! Questo significa incominciare una nuova strada. L’uomo è tutto per la donna e la donna è tutta per l’uomo.

La custodia di questa alleanza dell’uomo e della donna, anche se peccatori e feriti, confusi e umiliati, sfiduciati e incerti, è dunque per noi credenti una vocazione impegnativa e appassionante, nella condizione odierna. Lo stesso racconto della creazione e del peccato, nel suo finale, ce ne consegna un’icona bellissima: «Il Signore Dio fece all’uomo e a sua moglie tuniche di pelle e li vestì» (Gen 3,21). E’ un’immagine di tenerezza verso quella coppia peccatrice che ci lascia a bocca aperta: la tenerezza di Dio per l’uomo e per la donna! E’ un’immagine di custodia paterna della coppia umana. Dio stesso cura e protegge il suo capolavoro. (Papa Francesco, Udienza, 22 aprile 2015)

23 aprile: San Giorgio


San Giorgio è uno dei santi più venerati del mondo. San Giorgio nacque a Lod (oggi in Israele) tra il 256 e il 285 da un ufficiale romano e da una donna della Palestina e venne presto convertito al cristianesimo dai suoi genitori. Da giovane Giorgio si presentò all’imperatore Diocleziano e, grazie alla figura di suo padre, riuscì a farsi arruolare nell’esercito e a diventare poi guardia scelta dell’imperatore. Nel 302, però, Diocleziano emanò un editto che prevedeva l’arresto per i soldati romani cristiani. Giorgio allora, in nome di tutti i militari cristiani, si ribellò per difendere la sua fede. La leggenda narra che Diocleziano fece di tutto per convertirlo al paganesimo romano con numerosi doni, tutti rifiutati da Giorgio. Allora Diocleziano lo fece torturare e decretò la sua condanna a morte, per la quale Giorgio venne dichiarato martire.

San Giorgio è spesso raffigurato mentre uccide il drago. La leggenda più famosa narra che un giorno San Giorgio passasse per una città di nome Selem (in Libia), dove in un lago viveva un grosso e insaziabile drago che non si accontentava più di mangiare le pecore offertegli dagli abitanti ma voleva esseri umani. Allora gli abitanti cominciarono a offrirgli i loro figli, scelti per sorteggio, per placare la sua furia. Un giorno la sorte scelse la principessa Silene, la figlia del re locale. Proprio in quel momento arrivò San Giorgio che uccise il drago e salvò Silene. Prima però fece convertire al cristianesimo tutta la popolazione di Selem.

quarta-feira, 22 de abril de 2015

Pope Francis to Cuba: it’s official!


Vatican spokesman Fr. Federico Lombardi S.J. confirmed to journalists today that Pope Francis will make a pastoral stop in Cuba ahead of his September apostolic voyage to the United States.

The Vatican spokesman made the announcement to journalists April 22 around 2:15p.m. in the Holy See press office.

In an official statement released shortly after, the spokesman said: “I am able to confirm that the Holy Father Francis, having received and accepted the invitation from the civil authorities and bishops of Cuba, has decided to pay a visit to the island before his arrival in the United States.”

Although the details of the stop have not been released, it is expected that Pope Francis will meet with Cuban authorities. He is not expected to meet with Cuban president Raul Castro, according to a Vatican source.

Cardinal Beniamino Stella, Prefect of the Congregation of the Clergy, traveled to Cuba April 22, where he will stay until the 28th in celebration of the 80th anniversary of diplomatic relations between Cuba and the Holy See.

Cardinal Stella served as papal nuncio to Cuba from 1993-1999, and helped pave the way and organize St. John Paul II’s visit in 1998, which marked the first-ever papal trip to the Caribbean Island.

The cardinal is set to meet with local clergy during his visit, and will celebrate three Masses. He will also encounter the top officials of the Cuban government and of the Communist Party.

His visit may represent a further fostering of the Holy See contribution in Cuba, and could be seen as a sign of the papal effort to help normalize relations between Cuba and the United States.

On the eve of the Dec. 17 announcement of the normalization of the diplomatic relations between Cuba and the United States, former Vatican Secretary of State Cardinal Tarcisio Bertone traveled to Cuba for a private visit.

In the coming days Archbishop Giorgio Lingua, former papal nuncio to Jordan and Iraq, will take up his post as the new nuncio to Cuba. He was appointed to the position March 17, and one of his main tasks will be to help facilitate talks between U.S. and Cuba.

The stop in Cuba this year fits within the framework of Pope Francis’ efforts in the dialogue, since Washington and Havana are currently in talks to re-establish full diplomatic ties.

Now that it's official, the stop will be the first in a week-long papal voyage to the United States. Although the official program for the Pope’s trip to the U.S. has not been released, some appointments have been already been confirmed.

Pope Francis will be the first pope to speak to a joint session of the U.S. Congress in Washington, which is scheduled to take place Sept. 24.

On March 18, secretary general of the United Nations Ban Ki Moon made it official that Francis will address the U.N. General Assembly in New York Sept. 25, and then move on to Philadelphia Sep. 26-27 to attend the World Meeting of Families.

The Pope’s appointments in New York are also expected to include a visit to Ground Zero, the site of the terrorist attack on Sept. 11, 2001, that brought down New York City’s twin World Trade Center towers.

In Philadelphia, the two big events the Pope is anticipated to attend are a prayer vigil on the 26th and Sunday Mass on the 27th.

The organizational committee for the Pope’s U.S. visit includes: Archbishop Bernardito Auza, Holy See Permanent Observer to the United Nations in New York; Archbishop Carlo Maria Vigano, papal nuncio to the United States; Cardinal Donald Wuerl, archbishop of Washington; Cardinal Sean Patrick O’Malley, archbishop of Boston; Archbishop Joseph Kurtz of Louisville, also president of the United States Conference of Catholic Bishops; Cardinal Timothy Dolan, archbishop of New York; Archbishop Charles Chaput of Philadelphia; Msgr. Ronny Jenkins, secretary-general at the bishops’ conference, as well as a team of various secretaries and assistants. ((CNA/EWTN News, april 22th 2015).

Giaculatoria del giorno


 
 
 
O Maria! Vergine prudentissima, Madre clementissima, prega per noi, intercedi per noi presso il Signore Gesù Cristo.

Why Boarding Schools Are Good for Teenage Boys

Teenage boys will not be freed from the bog they are immured in by new-fangled modifications and medications, but by old-fashioned reason and remedies. Boys today suffer from despondency, lack of direction, and a masculine identity crisis, overwhelmed as they are by widespread feminization, relativism, pornography, and cultural collapse. The quandary is rooted in a neglect of male nature, and a return to real attentiveness is requisite before there can be any renewal in male character.

Meanwhile, boys remain under siege. They live virtual lives. They underachieve and underperform. They don’t go to college. The men they become are often crippled by passivity and insipidity, cheating church and country of priests, fathers, laborers, and leaders. One solution lies in making education lively enough to bring boys back to life. A revival of Catholic boarding schools for high-school age boys is central to this solution, for it allows life and education to be liturgical, imparting the greatest impetus, the truest direction, and the richest culture—which is the foundation of a happy life.

What Makes a Boarding School Good?

The field of education is thirsty for the wisdom of tradition. What is required is not necessarily holding to particular historical forms, but recovering what is essential in historical forms and returning to eternal principles. In popular culture, there is a polemic against tradition and authority, often cloaked in shrewd rhetoric or sheer repetition, but the mantra is communicated loud and clear. Catholics must rise to defend the wisdom of tradition and show its relevance, beauty, and vitality. One arena for this restoration is the lost tradition and wisdom of the boarding school.

The idea of a boarding school does not simply presume resident students. Neither does it presume a reformatory for juvenile delinquents. Good boarding schools lead students in an ordered rule of life. If teenage boys are to be rescued from apathy, cynicism, and mediocrity, the following characteristics are indispensible:

Catholic moral, intellectual, and liturgical tradition

classical education with poetry, music, the imaginative arts, and natural sciences

total abstinence from computers, cell phones, iPods, iPads, television, etc.

competitive athletic programs involving contact sports

facilities that are simple and Spartan in a rural setting

Benedictine balance of daily prayers and daily chores

small student body and a faculty of friends

If a renaissance in Catholic education is to take root and flourish, the necessity of these principles have to be acknowledged. A blind and reactive insistence on rationalist fundamentalism may be attractive in the short term, but will ultimately lead to failure because it does not address what Scripture calls the heart, the deepest spring of reason and desire. A boarding school that keeps these precepts can open the shut-up hearts of boys to the realms of wonder and wisdom in a familial yet formal arena geared towards providing teaching moments in the structure of every hour of every day. Within this structure is the potential for Catholic culture—a sense of community and the charity, service, and sacrifice that flow from living and learning with others.

Why is Boarding School Good for Boys?

Boys need nourishing culture. They need retreat. They need pilgrimage. They need to have and share an intense experience of the good in order to be moved by the good. A good boarding school responds directly to the maladies of modern boyhood, creating a lively culture and educating as a way of life. Certainly, parents are the primary educators and the home and family provide his initial cultural formation. A boarding school cannot replace this, but it can complement and complete it. When boys become adolescents they are much more aware of, and in need of, the social life of their peers.

There is a long-standing tradition in schooling that favors single-sex education. It is a model that was accepted by societies for centuries and preferred by many saintly educators. Boys and girls live and learn better when they are educated separately, especially once they reach adolescence. Besides that they are different and deserve different approaches, pacing, and even different courses of study, boys and girls, when educated together, greatly distract one another. This is especially true for boys. Such distraction—whether from girls, entertainment technology, or popular and pernicious media—retards education, which strives to build up good habits through continual and concentrated engagement. Boarding schools can provide such continuity because they render education a continuous, focused, habit-forming thing.

A boarding school rooted in the Catholic, classical mode of learning is good for boys damaged by the utilitarian ugliness of modernity because it allows for withdrawal from the prevailing culture into a traditional culture reinforced by peers. True masculine education educates the whole man, and, to do this effectively, asceticism is required—a withdrawal from the rampant impediments to growth and health. A boarding school provides a wholesome, safe “micro-culture” in which boys reinforce each other in virtuous formation, preparing to enter the wider culture outside. There is a need for the positivity that such intensive, immersive education provides. Boys can only grow and thrive when they are given high ideals and the hope that they can bring these ideals into being in their world, despite the careerism and sarcastic nihilism of the current culture.

Boarding schools should focus on discipline that blends the militaristic and the monastic, thus addressing the issues that boys vie with most. If boys lack drive, give them independence and responsibility. If boys are isolated and neglected, let them taste the camaraderie of community through athletics and shared activities. Boys can only profit by leaving behind large coed classes and learning in a concentrated male environment where they are free to be masculine, and where their masculinity is addressed and cultivated. The common struggle between the rigor of school and the relaxation of home disappears at boarding school, for school and home become a single entity, focused on enacting the good. Boarding schools are intrinsically appropriate for boys since the male trajectory involves breaking away from home to search for adventure and occupation—a trajectory often impeded by the unnatural, defeatist influences of the world.

How is Boarding School Liturgical?

The rhythms of a rightly ordered Catholic boarding school are liturgical because they frame out and measure the interplay of God and man, body and soul, mind and heart. The liturgy is the purpose of Christian life made present in time—it is participation on earth in the life of the blessed. The end of education is to free men from the seeming urgency and finality of worldly ends so that they may pursue beatitude. Thus the liturgy is intimately connected to education. It has an irreplaceable centrality in a school since only the liturgy can open the school to the divine world, thus protecting it from the everyday world that continually threatens.

The liturgy is a school of praise. Education aims to open students’ eyes to the True, Good, and Beautiful not as lifeless subjects in a textbook, but as objects worthy of praise. The environment where such habits can be formed and fostered is best achieved in a boarding school where life can be liturgical: a life of praise and participation, providing direct and decisive remedy against the lethargy so prevalent among teenage boys.

A boarding school loses power in pedagogy, however, without strong spiritual leadership built upon liturgy and the sacraments. One of the main points of a Catholic boys’ boarding school is to allow Holy Orders to sound its call. Key to this is the role of a priest. Boys need a model they admire and want to emulate, presenting the priesthood as essential and meaningful. No boy aspires to be an ineffectual nice guy. In a boarding school, the example of the chaplain is crucial. A virile chaplain dedicated to God and the good of others can plant seeds that come to fruition as a boy matures.

Boarding schools that are rigorous, vigorous, and devoted to Catholic excellence and cultural enjoyment draw boys to maturity—an important goal in any boy’s education when the prevalent plague is a refusal to grow up. Boarding schools offer lost boys the chance to find themselves by revealing who they are—their strengths, their weaknesses, their place in a community of friends, and their role in the liturgy of eternal life unfolding in time. Ultimately, teenage boys respond well to challenge and competition, to facing fears and rejoicing in achievement with friends, and boarding schools provide this as no other school can in a secure environment. In the end, boarding schools are better for most boys because they are hard; and since they are hard, they make boys happy—which is the secret of any real education.

Sean Fitzpatrick, Crisis Magazine, march 9, 2015